Tale
  ritorsione
  si
  è
  concretizzata
  grazie
  alla
  complicità
  di
  due 
  dirigenti
  del
  Comune
  i
  quali,
  in
  collaborazione
  con
  il
  comandante 
  dei
  vigili
  urbani
  e
  con
  l’omertoso
  avallo
  del
  sindaco
  pro-tempore
  - 
  tutti
  asserviti,
  sotto
  ricatto,
  a
  quella
  infamia
  -
  hanno
  coinvolto
  due 
  medici
  prestatisi,
  in
  completo
  dispregio
  del
  loro
  giuramento
  e
  a 
  ignominia
  propria
  e
  dell’Ordine
  cui
  appartengono,
  al
  rilascio
  di 
  una
  certificazione
  scandalosamente
  falsa
  con
  la
  quale
  si
  richiedeva 
  l’adozione
  di
  un
  Trattamento
  Sanitario
  Obbligatorio
  a
  mio
  danno; 
  tutto
  ciò
  in
  dispregio
  della
  norma
  di
  legge
  e
  dei
  miei
  diritti 
  costituzionali
  e
  attirandomi
  con
  la
  frode,
  mentre  
  ero  
  regolarmente 
  in  
  servizio
  ,
  in
  una
  premeditata
  imboscata
  come
  palesemente
  risulta 
  dalle testimonianze agli atti.
  Se
  può
  considerarsi
  un
  evento
  possibile
  e
  rientrante
  nell’ordine 
  delle
  cose
  che
  dei
  delinquenti
  -
  politici,
  funzionari
  pubblici
  e 
  medici
  che
  siano
  -
  possano
  progettare
  e
  porre
  in
  atto
  azioni
  illegali 
  a
  danno
  della
  persona
  di
  un
  pubblico
  dipendente
  e
  dei
  suoi
  diritti 
  fondamentali
  costituzionalmente
  garantiti,
  non
  altrettanto
  è 
  ammissibile,
  e
  non
  poteva
  essere
  immaginabile,
  che
  la 
  magistratura
  stessa
  se
  ne
  facesse
  complice
  in
  aperta
  e
  asservita 
  correità come, invece, è accaduto in questo caso.
  
  
  
  Di
  fatto,
  alla
  mia
  immediata
  denuncia
  prodotta
  alla
  Stazione
  dei 
  Carabinieri
  di
  San
  Severo
  e,
  contemporaneamente,
  alla
  Procura
  di 
  Foggia
  e
  alla
  Procura
  Generale
  di
  Bari,
  è
  seguito
  un
  omertoso 
  silenzio
  in
  quanto
  il
  rapporto
  di
  polizia
  giudiziaria,
  approntato
  nel 
  mese
  di
  giugno
  2001,
  è
  stato
  trasmesso
  alla
  Procura
  di
  Foggia
  solo 
  nel mese di gennaio 2002, dopo oltre sei mesi dal fatto denunciato.
  Convocato,
  quindi,
  per
  essere
  interrogato
  quale
  persona
  informata 
  dei
  fatti
  da
  un
  sostituto
  procuratore,
  ho
  avuto
  modo
  di
  rendere 
  ampia
  testimonianza
  delle
  circostanze
  del
  reato
  subito
  e
  delle 
  pregresse
  ragioni
  che
  avevano
  motivato
  il
  mandante, 
  espressamente
  individuato,
  a
  progettarne
  e
  imporne
  l’esecuzione 
  da
  parte
  dei
  funzionari
  implicati
  con
  il
  coinvolgimento
  dei
  medici 
  che vi si erano asserviti. 
  (Vale
  la
  pena,
  su
  questo
  punto
  e
  in
  via
  incidentale,
  rilevare
  che 
  dopo
  anni,
  quando
  ho
  avuto
  modo
  di
  accedere
  agli
  atti,
  tale
  mia 
  circostanziata
  deposizione,
  per
  quanto
  citata
  in
  rubrica,
  era
  stata 
  fatta
  sparire
  dal
  fascicolo
  in
  modo
  da
  non
  dare
  adito
  a
  successive 
  indagini
  indirizzate,
  invece
  e
  unicamente,
  a
  occultare
  il
  mandante
  e 
  a tutelare gli esecutori del reato.)
  Da
  qui
  è
  iniziato
  un
  continuo
  rimando
  da
  parte
  della
  Procura
  di 
  Foggia
  a
  indagini
  suppletive
  ordinate
  sempre
  e
  solo,
  proprio
  come 
  avviene
  per
  le
  vittime
  di
  stupro,
  sulla
  mia
  persona
  e
  senza
  altra 
  mira
  che
  nascondere
  la
  verità
  dei
  fatti
  lasciandone
  del
  tutto
  fuori
  le 
  persone
  denunciate;
  mentre
  i
  due
  marescialli
  dell’Arma
  che,
  dopo 
  aver
  individuato
  il
  reato
  e
  averne
  appurata
  la
  fondatezza,
  davano 
  avviso
  di
  prendere
  a
  cuore
  la
  mia
  denuncia,
  venivano
  sollevati
  dal 
  loro
  incarico,
  successivamente
  affidato
  a
  un
  graduato
  compiacente 
  e
  servile
  di
  cui,
  in
  seguito,
  ebbi
  modo
  di
  denunciare
  il
  legame
  e
  la 
  compromissione con lo stesso mandante del reato.
 
 
 
 
  
 
 
  
 
 
  
 
 
 
  … segue: Lettera al Presidente della Repubblica