IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
sanseveropuntoit, 28 ottobre 2025
ANTICHE FONTI ICONOGRAFICHE
Antiche Fonti Iconografiche Tra i documenti in cui è riportata San Severo, il più antico di cui è stato possibile venire in possesso è quello corografico che rappresenta una reintegra del Demanio operata dal Commissario dott. Livio Margarita nel 1577. Approfondimento Il Tito ( Memorie della chiesa parrocchiale e collegiata di S.Giovanni Battista , Napoli 1859), a proposito del possesso dei territori della Chiesa di San Giovanni Battista, scrive: “I beni demaniali del Comune di S.Severo a poco a poco erano stati in gran parte usurpati dai particolari cittadini. Quindi nel 1577 la Regia Camera della Sommaria decretò la reintegrazione del demanio, ed all’oggetto fu delegato Commissario il Dottor D. Livio Margarita”. In essa appare San Severo, caratterizzata com’è ancora oggi dalle guglie dei numerosi campanili, molti dei quali subiranno danni nei terremoti del 1627 e 1731. Si nota anche l’importantissimo tratturo regio Aquila-Foggia. Altro documento iconografico è rappresentato da un quadro di insieme della Capitanata redatto dall’abate G.B.Pacichelli ( Il Regno di Napoli in prospettiva , Napoli 1703) il quale, nelle vesti di agente del duca di Parma e Piacenza, visitò San Severo durante un suo viaggio in Puglia nel 1679, e in cui si nota la numerosità delle Chiese oltre ad un simbolo che la individua come sede Vescovile. Altri documenti iconografici sono delle vedute, una dello stesso Pacichelli e l’altra del Coronelli. Approfondimento Le rappresentazioni del Pacichelli e del Coronelli, eseguite a breve distanza tempo, nel 1679 e nel 1706, ci mostrano San Severo con una notevole dovizia di particolari. Il paese è circondato da mura, che se nella veduta del Pacichelli mostrano una evidente continuità (anche se a ben guardare sbreccate e lesionate in vari punti, che stanno ad indicare lo stato di vetustà e di abbandono) e appaiono interrotte solo in corrispondenza delle porte di Apricena, di San Nicola e di Foggia, nella veduta del Coronelli sono per ampi tratti inesistenti; ciò lascia supporre una maggiore integrazione tra città e territorio. In entrambe le illustrazioni svetta su tutti il campanile San Severino seguito da quello impropriamente indicato come “Vescovado” che invece deve riferirsi alla Chiesa Cattedrale; poi quello di San Francesco, della Trinità e di San Giovanni Battista. Altri piccoli campanili sono pure presenti sulle varie chiese, del Carmine, della Pietà, di San Agostino, ecc. Gli edifici indicati sono intervallati da ampi spazi esistenti nel tessuto urbano, probabilmente ancora provato dalla estesa distruzione del terremoto del 1627 e dalle successive scosse sismiche. Il Pacichelli si limita ad indicare il costruito, il Coronelli invece lo correda anche con giardini, aree verdi, pozzi, esistenza confermata anche nel libro dello stato delle anime della Cattedrale del 1724. All’esterno, extra moenia , si individuano la chiesa del SS. Rosario, il Convento dei Cappuccini, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e il Monastero dei Padri Zoccolanti o Minori Osservanti. Tali poli costituiranno le direttrici di espansione della città nel XVIII secolo; espansione che avverrà dapprima verso le Grazie (A) e i Cappuccini (B) cioè via di Apricena (Borgonuovo), poi verso il Rosario (C) fuori porta Castello, lungo la via che mena a Torremaggiore e Civitate (San Paolo), poi verso porta San Nicola (San Bernardino) (E) per la via che mena a San Marco e San Nicandro e, verso porta Lucera, la Chiesa di San Rocco o Croce Santa (D). Altri documenti schematici sono le due tavole degli agrimensori fratelli Michele pubblicate nell’Atlante della locazioni: la locazione di Sant’Andrea e la locazione di Arignano (1686). In entrambe appare San Severo vista da angolazione diversa, circondata dai terreni coltivati a vigneti ed uliveti. Nella pianura si notano nella locazione di Sant’Andrea branchi di bovini e di pecore al pascolo, che conferma la destinazione di vaste aree. Si nota altresì che la città è circondata da mura e torri. In primo piano si individuano la porta del Castello e quella di Lucera ed è sempre presente il “tratturo”. La locazione di Arignano Nella pianta di Matteo   Fraccacreta redatta intorno al 1820 con una certa attenzione ai rapporti proporzionali e dimensionali, anche se con approssimazioni nelle forme, si distinguono, oltre al nucleo centrale edificato, le case fuori le mura nelle direzioni già indicate. La caratteristica di queste zone nuove espansione è la linearità e geometria degli isolati che si sviluppano partendo da assi principali, formando un reticolo con il favore della natura pianeggiante del territorio. Nei secoli successivi il tessuto urbano in espansione sarà costituito da isolati chiusi con cortili all’interno, che andranno man mano a coprire, estendendosi verso l'esterno, aree più periferiche. Preziose indicazioni in questo schema planimetrico sono la denominazioni delle strade che sono qui per la prima volta documentato e visualizzate. Si nota il grande uso dei riferimenti: Piazza Trinità, Via San Lorenzo, ecc., strade o piazze che prendono il nome dalle importanti realizzazioni su cui prospettano o che lambiscono. In tale figura sono anche riportate le ubicazioni delle antiche Porte, le 4 antiche parrocchie e le relative grancie oltre ai Monasteri.
La Capitanata. Da G.B.Pacichelli "Il Regno di Napoli" (Foto Pisante) San Severo nel secolo XVII. Da G.B.Pacichelli (Foto Pisante) San Severo nel primo decennio del secolo XVIII. Da Coronelli (Foto Pisante) Locazione di S.Andrea. Dall'Atlante delle locazioni dei fratelli Michele (Foto Pisante) Locazione di Arignano. Dall'Atlante delle locazioni dei fratelli Michele (Foto Pisante) Severo nel 1820. Carta redatta da M.Fraccacreta (Foto Pisante) I poli di espansione della città di San Severo (Foto Pisante)