sanseveropuntoit, 12 ottobre 2025
C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO C’è DEL MARCIO A SAN SEVERO
Chiarisco che, per evitare di farmi friggere le carni con la lettura di tiritere sulla Cittadella del Diritto da parte delle testate locali, mi sono limitato a consultare solo questo sito, garantito dalle categorie professionali a cui si rivolge e non certo interessate a sorbirsi elogi alla città e litanie ai ‘‘politici’’. Oltretutto, gli altri articoli che ho velocemente scorso, dove erano evidenziati altri meritevoli di cotanta attestazione, non riportavano alcuna dichiarazione suggestiva da parte dei premiati come quella virgolettata sopra di Sergio Fontana che ho riportato integralmente perché la si possa ri-leggere con attenzione, anche due o tre volte, per comprenderla. Lui dice, praticamente, che il premio ricevuto rappresenta per lui una responsabilità! Come a dire che averlo ricevuto lo responsabilizza a impegnarsi nella sua costante azione a favore della legalità? Ma non è stata proprio la sua costante azione a favore della legalità ad avergli meritato il Premio? Avrebbe dovuto dire che il Premio lo responsabilizza più di quanto lo fosse prima di averlo ricevuto? No, non gli avrebbe giovato. Ordunque, lasciare la responsabilità senza un genitivo che ne qualifichi l’oggetto è equivalente a dire niente per cui ritengo che quelle parole così fatidiche siano state preparate per l’occasione, senza voler far torto alla buona intenzione dell’autore. A dire ciò mi stimola ulteriormente quello che segue è cioè la “condivisione” che viene fatta di questa ineffabile responsabilità con chi ogni giorno lavora, spesso in silenzio, per affermare i valori della giustizia, della legalità e del rispetto delle regole ". « Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui », quello che afferma e rivendica i valori della giustizia, della legalità e del rispetto delle regole e i propri diritti personali costituzionalmente garantiti e spudoratamente calpestati dal potere politico mafioso in auge nell’Amministrazione comunale sanseverese. [nota] Forse perché non lo faccio in silenzio? Come si fa ad affermare quei valori se lo fai in silenzio? Non è stato detto che la Verità va gridata sopra i tetti e che il silenzio è Mafia? Ma, forse voleva dire “in modo sommesso”, senza darla a vedere? Invece di farmi partecipe della sua vuota e ineffabile responsabilità, vorrei poter suggerirgli di condividere con me il peso della difesa dei miei diritti personali e, in virtù della sua costante azione a favore della legalità , farsi consapevole della denuncia che vado facendo del calpestamento dei valori di giustizia, legalità e rispetto delle regole che nel Comune di San Severo sono eluse, ignorate e, di fatto, latitanti; dove è ormai una affermazione storica che «in questo Comune non esistono Codici, Leggi!»; dove il pensiero politico mafioso trova piena espressione e consenso condiviso da tutte le Amministrazioni comunali di cui ho fatto esperienza, comprese quelle Autorità ‘pro tempore’ (e l’ultima ad arrivare è Zampacorta) che hanno felicemente complimentato il dott. Fontana «per la sua costante azione a favore della legalità». Non ce l’ho mica con Sergio Fontana, sia chiaro. Uno, tra i tanti, che ha ricevuto il Premio Livatino, Saetta, Costa. Non so se il dottore conosce la barzelletta del farmacista ma avrei comunque da chiedergli se è a conoscenza che dello stesso attestato è stato insignito Francesco Miglio , il mafioso ( secondo la definizione del Treccani data in altra pagina ) già sindaco del Comune delle Bananas; il sepolcro imbiancato; il millantatore della legalità; il Tartufo che ha ingannato un’intera città e che si è fatto beffa di un Ministro dell’Interno e persino dei santi; l’iconica figura del degrado sanseverese che da Tartufone di Capitanata si è ora candidato, sostenuto dal suo amico di merenda, a Tartufone di Puglia . «Voi uccidete i profeti e poi camminate sulle loro tombe»
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