Testimonanze a verbale
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Capitolo QUATTORDICESIMO
L’UFFICIO CHE NON C’E’
Lucia Cataleta
La
testimonianza
resa
da
Lucia
Cataleta
risulta
di
minor
rilevanza
non
essendo
lei,
quel
giorno,
presente
in
ufficio.
Vale
comunque
a
confermare
il
giudizio
personale
sulla
capacità
di
intendere
e
volere
già
sottolineata
dagli
altri
colleghi
auditi
e
la
diffusa
incredulità
alla
notizia
del
provvedimento
sanitario di cui ero stato fatto oggetto.
Mi
resta
solo
da
capire
l’insistenza
del
Maresciallo
Fingo
sulla
domanda
inespressa
ma
intuibile
dalle
risposte
date
a
verbale,
ovvero
se
fosse
mia
abitudine
o
consuetudine
andare
al
lavoro
ubriaco
o
se
fossi
mai
stato
colto
in uno stato mentale alterato.
Carolina Tricarico
La
testimonianza
di
Carolina
Tricarico
resta,
comunque,
la
più
importante
per
la
rivestita
veste
di
Capo
Servizio
del
Personale
e,
quindi,
per
essere
la
più
vicina,
almeno
per
grado
e
coinvolgimento,
ai
livelli
‘alti’
di
quella
marmaglia
delinquenziale
offrendo,
quindi,
illuminanti
particolari
sul
fattaccio e ampi squarci sulle sue circostanze.
Volendo
riassumerla,
ponendo
in
ordine
i
fatti
da
lei
riportati,
la
Tricarico
dice
che
‘‘
a
metà
maggio
’’
in
una
riunione
dei
dirigenti,
presente
l’assessore
Caposiena
e
il
segretario
generale
Giorgio
Balice,
si
era
commentata
una
mia
lettera
aperta
[(quella
inviata
il
5
maggio
anche
a
Il
Campanile,
riportata
nel
capitolo
10)]
e
che,
alla
incapacità
di
corrispondervi
della
dirigenza,
l’ingegnere
Pietro
Zaccaro
ebbe
a
sbottare
nella
frase
‘‘
e
gli
facciamo un TSO
’’.
Afferma,
poi,
che
il
5
giugno,
giorno
precedente
al
reato,
nel
corso
di
una
telefonata
intercorsa
con
l’ing.
Pietro
Zaccaro
apprendeva
da
questi
che
da
giorni
si
vociferava
di
un
TSO
da
attuarsi
a
danno
di
Giovannantonio
e
in
quella
stessa
tarda
mattinata,
lei
e
Pietro
Zaccaro
erano
passati
a
salutarlo
presso
l’URP
‘‘
trovandolo
tranquillamente
al
lavoro
alla
sua
scrivania
’’
e
che si era dato appuntamento per la sera con Pietro Zaccaro per una pizza.
Ma,
ancora
più
importante
è
ciò
che
dice,
riscrivendone
l’ordine,
di
quella
mattina, di quel 6 Giugno del 2001, il D-Day di Giovannantonio.
Afferma,
infatti
che
quel
giorno,
‘
in
prima
mattinata
’’
era
stata
convocata
senza
motivazione
nell’ufficio
del
Sindaco
dove
aveva
visto
‘‘
due
persone
di
cui
uno
ho
poi
saputo
essere
un
medico,
e
l’Assessore
Mirando
Nazario.
Ricordo
che
la
dott.ssa
Belmonte
era
nell’ufficio
adiacente
quello
del
sindaco
(gabinetto
del
sindaco),
in
compagnia
del
Comandante
Ciro
Sacco
’’
dove
li
aveva
visti
entrando
dal
sindaco
e
dove
li
aveva
ritrovati
uscendone
insieme
all’Assessore
Mirando
Nazario
‘‘
che,
parlando
con
i
presenti,
e
cioè
con
la
Dott.ssa
Belmonte
e
il
dott.
Sacco,
e
qualcun
altro
che
non
ricordo,
diceva
di
dispiacersi
per
Giovannantonio…Lì
ho
capito
che
oramai
era
tutto
pronto
per
dar
corso
ad
un
T.S.O.
ai
danni
di
Macchiarola Giovannantonio
’’.
E
non
basta,
perché
aggiunge
che
‘‘
in
mezza
mattinata,
non
ricordo
con
precisione,
penso
tra
le
10.30
e
le
ore
11.30,
sono
stata
contattata
personalmente
nel
mio
ufficio
dal
Dott.
Ciro
Sacco,
Comandante
della
Polizia
Municipale,
il
quale
mi
chiedeva
di
telefonare
io
stessa
al
sig.
Macchiarola
Giovannantonio
ed
invitarlo,
con
una
scusa,
a
salire
nel
palazzo di città. Preciso di non aver
ottemperato
a quanto richiesto…
’’
[questa non te la perdono, o Carolina!]
…segue