Ordunque,
poiché
mi
sono
ripromesso
di
essere
veloce
con
il
contraddittore
delle
massime
latine,
passo
alla
risposta
che
gli
inviai
anche
se,
avendo
tanto
spazio
in
questa
pagina,
mi
vien
voglia
di
farne
una
esegesi
più
profonda
per
il
semplice
fatto
che
l’avvocato
Fabio
Speranza
afferma
che
la
somma
corrispostagli
fosse
in
funzione
di
una
futura
accettazione
dell’incarico
previa
successiva
lettura
delle
“carte”
quando,
invece,
la
loro
‘visione’
doveva
soltanto
servire
a
verificare
le
date
e ad acclarare l’ipotesi da me prospettata e da lui già condivisa.
Altro
ci
sarebbe
da
dire
specie
in
ordine
alla
minaccia
con
cui
concludeva
la
sua
missiva…
Ma,
bando
alle
ciance,
come
si
dice,
e
mi
perdoni
il
mio
paziente
lettore
per
questa digressione fuori tema.
Devo
andare
di
fretta
se
voglio
chiudere
questa
pagina
e
questa
prima
parte
del
sito
per
cui
riporto
senza
indugi
e
con
un
copia
e
incolla
la
risposta
che
ho
inviato
al
deludente
Speranza
con
l’unica
precisazione
-
mi
sia
consentita
-
che
il
tempo
che
allora
trascorse
per
inviargliela
trova
la
sua
spiegazione
nella
mancanza
di
collegamento
internet
tanto
che
dal
mese
di
marzo
non
mi
fu
più
possibile
accedere
alla
rete
e
per
riscontrarlo
fui
costretto
a
rivolgermi
ad
una
postazione
di
accesso
pubblico.
Signor Speranza,
rispondo
alla
sua
inconsistente
missiva
con
ritardo
per
la
momentanea
impossibilità
di
accedere
ad
internet;
la
qual
cosa
mi
ha
impedito,
ma
solo
al
momento, di procedere a quanto già annunziatole con la mia precedente.
Non
entro
nel
merito
della
sua
se
non
per
quanto
ha
riguardo
alla
contraddizione
che
se
ne
evince
in
quanto,
“dopo
aver
apprezzato”
come
lei
stesso
dice
“
la
puntuale
ricostruzione
delle
comunicazioni
tra
noi
intercorse”
da
me
fatta,
afferma
che
“le
motivazioni
in
seguito
fornitole…
potevano
essere
intese,
ove
logicamente
associate
al
silenzio
seguito
…
quale
esplicita
rinuncia…”
eccetera;
la
qual
cosa
mi
era,
invece,
del
tutto
impossibile
vista
la
sua
successiva
richiesta
di
re-inviarle
la
documentazione,
come
da
me
ricostruito
e
da
lei
confermato.
Non
vi
è
stata,
quindi,
alcuna
“pretesa”
da
parte
mia
a
richiederle
un
“impegno
professionale”
che,
tra
l’altro,
solo
con
il
suo
riscontro
alla
mia
del
28
febbraio
dichiara,
per
quanto
intempestivamente
e
solo
dopo
aver
preso
atto
della
mia
“puntuale ricostruzione”, di non voler assumere.
Sono,
pertanto,
a
ribadirle
con
ferma
determinazione
tutto
quanto
contenuto
nella
mia
precedente
e
la
mia
intenzione
di
farne
oggetto
di
segnalazione,
senza
ulteriore
preavviso,
al
Consiglio
Nazionale
Forense
e
di
esposto
all’Ordine
degli
avvocati
competente,
salvo
verificare
entro
i
prossimi
giorni,
ovvero
appena
avrò
di
nuovo
la
disponibilità
del
collegamento
alla
rete,
l’accredito
sul
mio
conto
della somma da lei indebitamente percepita in nero.
Per
quanto
attiene,
invece,
alla
sua
espressa
minaccia
di
ritorsioni
nei
miei
confronti,
sarà,
invece,
mia
cura,
appena
ne
avrò
occasione
e
tempo,
preavvertirla
della
pubblicazione
sul
mio
sito
del
racconto
del
nostro,
e
per
me
infausto
e
infelice,
rapporto
insieme
alla
corrispondenza
nel
frattempo
intercorsa,
in
modo
da
darle
ampia
possibilità
di
agire
nei
miei
confronti
per
trarne
ulteriore
occasione
di
porre
in
risalto
la
“correttezza”
e
la
“professionalità”
di
cui
arbitrariamente e impunemente si fregia.
A
tale
ultimo
proposito,
e
per
dimostrarne
l’assoluta
mancanza
da
parte
sua,
valga
il
riferimento
alla
artefatta
e
tardiva
fattura,
che
potrebbe
anche
suscitare
l’interesse
della
Guardia
di
Finanza,
per
essere
stata
compilata
con
un
importo
non
rispettivo
e
con
una
data
“postuma”
e
la
cui
falsità
rimane,
infine,
del
tutto
evidente
e
acclarata
dall’essere
intestata
a
persona
di
sua
invenzione
in
quanto
non
corrispondente
al
mio
indirizzo
e
al
mio
codice
fiscale;
il
che
basti
a
comprovare
la
falsificazione
con
la
quale
ha
creduto,
maldestramente,
di
coprire
le
sue
scorrettezze
allegandola
alle
sue
inutili
e
peregrine,
nonché
inconsistenti,
giustificazioni.
Ritengo,
infine,
di
aver
già
perso
troppo
tempo
con
lei
per
cui
la
invito
a
considerare
la
presente
solo
come
una,
per
me
corretta
e
doverosa,
risposta
alle
sue
bugie
e
alle
sue
falsificazioni
e
ad
astenersi
per
il
futuro
da
ulteriori
e
inutili
commenti,
con
“manipolazioni”
non
solo
verbali,
ai
quali
(tralasciando
il
fastidio
che
mi
ha
creato
l’invio
della
presente)
le
dichiaro
in
via
preventiva
non
avrò,
in
ogni caso, né occasione, né tempo, né intenzione di dare risposta.
15 marzo 2019
Giovannantonio Macchiarola
Il
mio
acuto
e
perspicace
lettore
avrà
certamente
notato
come
la
lettera
inviata
a
questo
avvocato,
che
tanto
vilmente
aveva
deluso
la
mia
speranza,
porti
la
medesima
data
della
mia
seconda
lettera
inviata
alla
‘Laura
radiofonica
e
radicale’.
Ciò
serva
a
richiamare
l’attenzione
del
mio
solitario
lettore
sulla
stupefacente
assonanza
delle
argomentazioni
che
quella
e
questo
deludente
‘presagio’
di
avvocato
usano
per
rispondere:
tutt’e
due
confermano
e
smentiscono
nello
stesso
tempo
per
cui
mentre
confermano
il
mio
dire
(nel
caso
dell’omen:
“
puntuale
ricostruzione
delle
comunicazioni
”
ma
che
“l
a
sostanza…
non
è
‘perfettamente’
aderente
alla
realtà
”;
nel
caso
della
Laura
“
prendo
atto
del
suo
giudizio
nei
miei
confronti
…p
er
i
comportamenti…
che
sarebbero
odiosi,
se
fossero
così
come
lei
li
descrive
”
senza
che
né
l’una,
né
l’altro
si
assumano
la
briga
di
sconfessare,
il
primo,
“
la
sostanza…
”;
la
seconda
“
i
comportamenti…
”,
come
a
dire:
smentisco
per principio ma all’atto pratico non lo faccio!)
Non
voglio,
comunque,
‘giocare
in
casa’
e
lascio
al
mio
attento
lettore
giudicare
la
‘sostanza’
di
questo
e
‘i
comportamenti’
di
quell’altra
ma
non
senza
rimarcare,
in
ambedue i casi, la evidente contraddizione.
Mi
rendo
conto
di
non
aver
risposto
a
tutte
le
“manipolazioni”
causidiche
del
mio
“amico
di
penna”
ma,
date
le
condizioni
in
cui
mi
trovavo
a
quel
tempo,
mi
accontentai
di
quanto
riuscii
a
confezionare
nella
fretta
di
rispondere.
Né
mi
consento
di
aggiungere
ora
altri
commenti
utili
a
sconfermare
la
“sostanza”,
direbbe
lui,
di
quanto
arzigogolato
da
mio
interlocutore,
rinviandoli
a
quando
ne
avessi
tempo
o
ulteriore
occasione.
Già
mi
pesa
il
dover
inviare
la
mia
denuncia
all’ordine
degli
avvocati
come
mi
sono
promesso.
Non
perché
ritenga
che
possa
servire,
data
la
mia
esperienza
con
gli
«Ordini»,
ma
non
farlo
sarebbe
un
‘peccato’
di cui mi sentirei sempre in colpa.
«SPES ULTIMA iDEA»?
Giovannantonio@aruba.it
Giovannantonio Macchiarola
ILLUSIONI PERDUTE
sanseveropuntoit, 8 maggio 2019