IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
sanseveropuntoit, 5 novembre 2025
Le porte La città è formata da presso il “Giro Esterno” una cinta muraria con sette porte da cui si accedeva nella città provenendo dalle varia località limitrofe. La Porta Apricena fu demolita probabilmente prima del 1679 perché non presente nella veduta di San Severo rilevata in quell’anno dal Pacichelli. Essa occupava l’area tra il muro occidentale del vecchio giardino del Monastero delle Benedettine e le case di fronte. Veniva denominata anche “porta carrese” probabilmente per il passaggio dei carri che vi pagavano il pedaggio. La Porta Castello presso la Chiesa di San Giovanni Battista, era chiamata così perché si apriva nei pressi del Castello Drione dove oggi sono le case del sig. Recca e del consigliere Tondi come dice Matteo Fraccacreta nel suo Teatro . Il Castello in gran parte sporgeva fuori le mura e Antonio   Lucchino dice che verso la parte destra nell’entrata della Porta vi erano profondi fossi ”. La Porta di Foggia, demolita nel 1838, si apriva fra i due palazzi del Sordo. La Porta San Nicola, munita di cataracta o saracinesca fu demolita nel 1825. La Porta del Mercato o dei Morti (perché attraverso di essa si accedeva alla piazza del Mercato con la chiesetta dell’Adorazione o dei Morti o della Pietà o di San Giuseppe); con i fossi attorno e mura con alte torri, era ubicata di fronte all'ingresso del palazzo de Ambrosio, allora fuori le mura. La Porta di Lucera si apriva verso Lucera. La Porta San Antonio Abate ora collocata presso la chiesa omonima e l’ospedale. L’area attorno alle porte era punto di richiamo per i patrizi della città ( massari e mercanti) che qui costruirono le loro dimore, spesso grandi complessi edilizi accanto ai Monasteri. L’importanza della porta cittadina è provata, anche, dall’episodio di cui è protagonista la famiglia del Sordo abitante nel palazzo in Via Soccorso. I del Sordo, infatti, ebbero in data 4.5.1741 dalla Magnifica Università della città di San Severo, la concessione dell’antica porta, detta di Foggia, e fecero costruire una stanza sopra di essa. I palazzi gentilizi si raggruppano nei punti chiave della città e cioè presso le porte e i Monasteri. Questi ultimi avevano notevole peso nella vita economica dell’Università sanseverese e la loro presenza, certamente servì da modello e stimolo per la costruzione e decorazione delle case palazziate che spesso sorsero nelle zone ad essi adiacenti. La porte poi avevano molta importanza sia per i privati che per gli ecclesiastici. Presso la porte della città, all’interno, si concentrava l’attività commerciale esplicata nelle fiere, dove si vendevano gli animali ed i prodotti che produceva la terra ed è presso le porte che si raggruppavano le fosse granarie, dapprima entro le mura e poi “ extra-moenia ”. In Capitanata il grano era conservato sin dal Medioevo in fosse che, nel periodo di Federico II, erano chiamate Granatarie (de Ambrosio). Le fosse granarie in San Severo erano della capacità fino a 1500 ettolitri e venivano scavate nel sottosuolo e realizzate con conci di pietra calcarea, squadrati e perfettamente combacianti tra loro. La capacità delle fosse si misurava in tomoli (unità di misura locale). Le fosse granarie Approfondimento In Foggia, verso il 1725, l’uso delle fosse, dapprima sorto come iniziativa privata, riunì i conduttori di terre, che venivano a depositare nelle fosse il grano, in una corporazione dei massari di campo Per il lavoro che richiedeva il prelevamento del grano dalle fosse si costituirono le compagnie di misuratori e sfossatori che presero il nome di “ carlentini ”. A San Severo, le compagnie dei carlentini erano quattro: di Sant’Onofrio a Largo Carmine, di Croce Santa a Largo Sanità, di San Francesco (Largo del Castello) e delle Grazie presso Porta Apricena. Tali depositi, dapprima ubicati nell’ambito della cerchia muraria, con l’espandersi della città andarono ad interessare zone più periferiche, sempre però nella direzione di strade di accesso al paese, come fuori porta Castello, porta Lucera, ecc. Le fosse più antiche erano in genere ubicate in prossimità delle case dei proprietari sia privati che enti ecclesiastici.
configurazione urbana DI SAN SEVERO nel Settecento
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